giovedì 27 gennaio 2011

Extraordinary rendition all'italiana

Io le dimissioni di Berlusconi non le volevo, ma mi sembravano e mi sembrano comunque inevitabili.
Anche a credergli.
A maggior ragione, a credergli.

Perche' c'e' un Presidente del Consiglio che conosce una ragazza che afferma di essere la nipote di un Capo di Stato straniero, e quello non solo le crede sulla parola, senza chiedere alla Farnesina e ai Servizi di fare qualche controllo, ma addirittura non trova di meglio da fare che invitarla a casa propria per delle serate riservate.
(Pagandola pure...)

Quando poi scopre che e' stata arrestata per furto, manda a prenderla una Consigliere Regionale ed una prostituta. Senza allertare il Ministero degli Esteri, degli Interni, o i Servizi.
Ne' l'Ambasciata del Paese d'origine della ragazza. Che ora si scopre minorenne. Oltre ad essere nipote di Capo di Stato. Arrestata per furto.

Ora leggo che anche qualcun altro trova la cosa ridicola.


Update: E ora se ne vantano anche... Che se per evitare di far offendere Mubarak, questo manda a prendere sua figlia minorenne un'ex ballerina e una mignotta, figurati cos'avrebbe fatto con la nipote di Lula!

domenica 23 gennaio 2011

Di vascelli, bambini e Lingotti.

Ci ho pensato su, e mi sono reso conto che non si può non voler bene a Veltroni. Quanto meno, nello stesso modo in cui non si può non voler bene ad un bambino di 11 anni un pò sognatore e tanto ingenuo.

Per dire, adesso è tornato al Lingotto. come tre anni fa. Esattamente come tre anni fa: lo stesso discorso, le stesse suggestioni, la stessa idea di società, la stessa strategia politica.
Quella che l'ha portato a perdere tutte le elezioni, e con sempre meno voti? Quella.

Anche se ad essere onesti, qualche variante c'è stata.
Già al primo punto: "Vogliamo eleggere il Presidente degli Stati Uniti d'Europa". Che, guarda la coincidenza, è la stessa cosa che pensavo anch'io. In prima media.
Mi ricordo che l'avevo scritto in un tema. Poi già l'anno dopo mi ero fatto un'idea un pò più articolata della politica estera, tipo che non è la carica che legittima la funzione, ma il contrario. Un pò come quando tutti si affannavano a dire che l'Europa avrebbe avuto bisogno di un responsabile della Politica Estera e di Sicurezza Comune, e allora sì che avremmo avuto il peso che ci meritavamo nella politica internazionale. E adesso che abbiamo Mister PESC quanto pesiamo? Esattamente quanto ci meritiamo. Cioè zero.

Ma è un pò più avanti che arriva la svolta. Certo, bisogna aspettare le solite pippe sul "riformismo unica chance", che trovami uno che non sia d'accordo, visto che ci si dimentica sempre di dire che l'alternativa, il massimalismo, si è perso strada nel secolo scorso. E mai che invece ci dica che cos'è, il riformismo di Veltroni, e quali riforme voglia fare, visto che non c'è altro che un partito nasca per fare, se non le riforme.

Un dettaglio, perchè poi arriva questo: "La democrazia è decisione".
E poi: "La democrazia non può essere rinvio, non è scansare i problemi".
E infine: "Il riformismo" (vedi mai che magari capisco cos'è) "più di ogni altro ha bisogno di democrazia che decida".

E allora ho capito cos'è il riformismo. Il riformismo non è il PD di Veltroni.

Perchè, per come me lo ricordo io, il Veltroni segretario riformista del più grande partito riformista d'Europa era cronicamente incapace di decidere alcunchè. Prima e dopo le elezioni.
Oddio, ad essere onesti, prima delle elezioni aveva deciso di presentarsi da solo, alla guida di un partito a vocazione maggioritaria. Una decisione mica da poco. Salvo poi allearsi con l'Italia dei Valori, che al di là del merito va riconosciuta anch'essa come una decisione. L'ultima.
Da lì in poi, un anno di leadership del nulla, che a pensarci serenamente non c'era neanche da prendersela con la Binetti: se trovi una macchina con la portiera aperta, le chiavi nel cruscotto e nessuno alla guida, è normale che la prendi in prestito e ci vai un pò dove ti pare.

E' per questo che quando sento Veltroni dire che "la democrazia è decisione", penso che sia arrivato il momento: quello della riflessione critica, dell'analisi ragionata dei motivi per cui la sua segreteria si è persa per strada milioni di voti dopo le elezioni politiche. Il momento in cui finalmente Veltroni esce da quella curiosa fantasia autoassolutoria in cui si era rinchiuso, ed affronta il fallimento culturale e politico del proprio ma-anchismo. Per uscirne poi come leader rigenerato e maturo, pronto ad offrire una nuova speranza.
Insomma, il canovaccio di qualsiasi narrazione epica che si rispetti.

Ecco, no. Cosa fa dopo aver detto, lui, Veltroni, che "la democrazia è decisione"? Ci offre la sua ricetta per vincere le elezioni. Per rispondere ad "un bisogno di stabilità e di cambiamento".

Ed allora ti verrebbe da dire "Tesoro caro, quando vorrò consigli su come vincere un'elezione, stai pure sereno, non ti disturbare, che sei l'ultima persona a cui verrò a chiederli".

Però poi lo guardi, così carino, che gioca con il vascello Wasa e Martin Luther King, e pensi che non puoi non volergli bene.

Ma votarlo no, quello no.

giovedì 20 gennaio 2011

Cosa chiedere a chi

Visto che in questi giorni e' ripartito il riflesso automatico delle "dimissioni perche' cosi' non si puo' andare avanti", mi sembra opportuno fare un po' di chiarezza su cosa sia giusto chiedere a chi. E farlo in modo articolato, perche' gli attori in gioco sono tanti, e diversi.

Ai magistrati non si puo' chiedere nulla, se non di fare il proprio dovere. In Italia c'e' l'obbligatorieta' dell'azione penale, e dato che ci sono due ipotesi di reato (concussione e prostituzione minorile) la procura si deve muovere. Qualsiasi timore o speranza che con la propria azione i magistrati mandino per aria il governo e' solo sintomo della mediocrita' della politica. Poi ci sono le fughe di notizia, ma in questo caso e' stata la Giunta della Camera a dimostrarsi piu' efficiente di Wikileaks. La magistratura risponde solo al diritto, non all'opinione pubblica: e non ha senso chiedere alcunche' a chi non puo' ne' deve risponderti.

A Berlusconi, oggi, non si puo' chiedere di dimettersi, se non per sport: dei due possibili reati, uno era stato candidamente ammesso mesi fa, e non si vede cosa sia cambiato oggi, l'altro e' tutto da dimostrare. Quel che resta e' una questione di rilevanza morale: che non e' poco, e difatti e' giusto che se ne discuta pubblicamente; ma non e' nemmeno tale da rendere illegittima la permanenza di Berlusconi a Palazzo Chigi. Al di la' del fatto che nessuno fino a ieri pensava al Cavaliere come a una specie di Santa Maria Goretti brianzola, e' vero che c'e' un problema di coerenza fra le sue scelte private e la piattaforma politica su cui ha chiesto voti, dal Family Day alla lotta alla prostituzione, ma sui temi di coerenza politica si esprimono gli elettori.

Ai giornali si deve chiedere di documentare tutte le notizie di rilevanza pubblica: non una di meno, e non una di piu'. Che significa: pubblicare le informazioni riguardanti Berlusconi che evidenziano un'incoerenza fra la piattaforma su cui ha preso i voti ed i suoi comportamenti effettivi, oltre a quelle riguardanti ipotesi di reato con un quadro probatorio significativo; pubblicare le informazioni riguardanti Nicole Minetti che possano mettere in relazione i suoi comportamenti privati con la sua carica pubblica (non perche' gli elettori lombardi abbiano diritto di sapere se la Minetti e' una prostituta, ma perche' hanno diritto di sapere se e' stata candidata in un listino bloccato in quanto prostituta); pubblicare le informazioni riguardanti altre persone, nella misura in cui aiutano a comprendere gli eventi, ma omettendo i nomi di chiunque non abbia rilevanza pubblica. E sia chiaro che si ha rilevanza pubblica non quando si e' genericamente famosi, ma quando c'e' un rapporto di rappresentanza di interessi fra un individuo e la societa'.

Al PdL si puo' chiedere di invitare Berlusconi a farsi da parte, ma per una considerazione di convenienza elettorale: se la vera questione e' l'incoerenza fra comportamenti e promesse elettorali, la preoccupazione conseguente e' di perdere voti. Significa che gli unici a poter ragionevolmente portare avanti questa richiesta sono gli elettori di centrodestra. E qualcuno in effetti lo fa...

Al PD si puo' chiedere prima di tutto di offrire un'alternativa: se l'unica questione in campo ora, in attesa di sviluppi giudiziari, e' il tradimento del patto fra elettori e leadership del centrodestra, e' paradossale che a chiedere le dimissioni sia il centrosinistra. Bersani si faccia furbo, e trovi il modo di offrire una sponda a chi non impazzisce all'idea di un premier puttaniere, ma non sa da che altra parte guardare. Prima che lo faccia Beppe Grillo, per poi  mettersi a starnazzare sull'antipolitica senza capirci una mazza...

Sempre al PD si puo' chiedere di evitare grottesche mobilitazioni in difesa della dignita' femminile: questa non e' una lotta fra generi, una contrapposizione fuori tempo massimo fra un Satrapo assatanato ed una comitiva di vergini costrette al sacrificio. Lo squallore delle ragazze che fanno a gara per avvinghiarsi al ricco bavoso in cambio di buste di contanti con cui comprarsi scarpe e borse e' pari, se non superiore, alla tristezza di un vecchio che vive di patetiche e decadenti illusioni. Ed e' anche piu' pericolosa: perche' non c'erano ricercatrici precarie senza opportunita', fra quelle ragazze, o madri single che si sacrificavano per portare un tozzo di pane alle figlie. C'era un pezzo della generazione che dovrebbe rilanciare l'Italia, che ha scelto consapevolmente di non investire su un futuro produttivo per se' e per il Paese, ma di monetizzare quel che si ritrova fra le gambe, fintanto che puo' farlo. (Peraltro, talvolta con il sostegno attivo dei genitori, che non viene nemmeno piu' da chiedere "E se fosse vostra figlia...?" per paura della risposta.)

Alla Chiesa non si deve chiedere nulla. Perche' non e' che possa diventare un interlocutore a piacere: se si ritiene che non vada inseguita sul testamento biologico, allora la stessa cosa vale per Ruby. Fermo restando che puo' dire quel che vuole, su cio' che vuole, quando vuole.

A noi stessi dovremmo chiedere di non perdere di vista alcuni principi fondamentali, nemmeno per mandare a casa la piu' grande vergogna dell'Italia repubblicana: di motivi legittimi per pretendere le sue dimissioni ce ne sono stati fin troppi, dalla corruzione all'esercizio attivo di conflitto di interessi alle ripetute dimostrazioni di analfabetismo democratico e istituzionale. Ma andare a puttane e', fatta salva la prostituzione minorile tutta da dimostrare, una questione di coerenza morale: e su questo si esprimono gli elettori. (Almeno finche' Berlusconi non decidera' di retribuire le ragazze con beni di interesse pubblico: ma a quel punto si tratta di concussione e abuso d'ufficio.)
Ne' possiamo pretendere le dimissioni per paura del danno d'immagine: la sovranita' appartiene solo agli elettori, ed e' bene per tutti che sia cosi'. Se no cosa risponderemmo a chi domani dovesse dirci che, pur legittimato dal voto, un Nichi Vendola non potrebbe essere Premier perche' non avrebbe la fiducia dei mercati? E che magari come omosessuale non sarebbe un interlocutore accettabile per gli stati arabi che ci forniscono il petrolio?
Poi certo che l'immagine dell'Italia ne risente, ma non e' che fino a ieri stessimo poi tanto meglio, e usciremo dal ridicolo solo quando ci renderemo conto che Berlusconi e' un problema che abbiamo creato noi e noi dobbiamo risolvere, senza sperare in qualche salvifico vincolo esterno.


Insomma, tutto questo per dire che, in sostanza, non e' successo nulla.

A meno che gli eredi Berlusconi non si domandino se sia il caso di farlo interdire (il che magari ci risparmierebbe di venire a sapere solo dopo la morte che una carica istuzionale non ci sta piu' con la testa). E viste le cifre che girano, dovrebbero cominciare a pensarci seriamente...

martedì 18 gennaio 2011

E io invece le dimissioni di Berlusconi non le voglio.

C'era chi, di fronte alle inchieste degli anni passati, diceva che non era quella la strada per sconfiggere Berlusconi, che lo si doveva mandare a casa per i suoi fallimenti politici e non per i guai giudiziari. 
E al di la' della bizzarria dell'argomentazione, che stabiliva un'equivalenza fra compiti e obiettivi della magistratura e dell'opposizione che neanche nei sogni piu' bagnati di Belpietro, io pensavo che si, qualche ragione ce l'avevano, ma era in ballo una questione piu' importante: difendere il principio, per niente astratto, che non puoi avere una carica pubblica se corrompi magistrati e avvocati. 
Non hai senso dello Stato, e non ti si puo' affidare il Paese. Tutto qua.

Per cui figuriamoci se non riconosco le ragioni di chi oggi dice che la misura e' colma, e si devono pretendere le dimissioni del Presidente del Consiglio: Civati, Sofri, Cundari, per dirne tre che ben argomentano la richiesta da punti di vista complementari.

Pero' io non  le voglio, oggi, le dimissioni di Berlusconi. E' troppo facile.

Non puoi corrompere giudici e avvocati, circondarti di una cricca di criminali e incompetenti, sbagliare sistematicamente ogni scelta di politica economica, affidare il governo del tuo e del nostro Paese a inetti presi letteralmente per strada, farci rappresentare in Europa da una comitiva di veline, fabbricare emergenze mediatiche impippandotene di quelle vere, svendere la dignita' internazionale dell'Italia al miglior offerente, stracciare ogni forma di decoro istituzionale, sfasciare il clima culturale del Paese, inventare una guerra civile a bassa intensita' per impaludare l'Italia in uno stagno fangoso lungo vent'anni, e poi andartene a casa per una scopata di troppo.

E' troppo facile cosi'.


Ed e' pericoloso per tutti noi. Per chi deve rimettere insieme i cocci senza piu' Berlusconi, ma con il berlusconismo bello intatto, che non e' costretto a fare i conti con le propria meschina e vigliacca mediocrita'.
Come se fosse davvero per colpa di qualche ragazza disponibile che l'Italia e' andata a puttane.
Sarebbe un bell'alibi per Berlusconi, e per i Berlusconiani, e per chi in questi anni ha aderito o non ha impedito la deriva cialtrona del Paese.
Sarebbe un alibi troppo facile. E troppo pericoloso.