venerdì 13 agosto 2010

Perchè Irene Tinagli sbaglia

Arrivo con qualche giorno di ritardo a commentare quest'articolo di Irene Tinagli, ripreso qui, in cui dice cose molto ragionevoli sui "temi sensibili" e sull'assenza della politica, che non ha offerto una sponda agli interrogativi che ci siamo trovati addosso in questi anni. 
E non si può che essere d'accordo sul fatto che 
"Le grandi questioni sociali e civili che hanno scosso le nostre comunità negli ultimi anni sono diventate «temi sensibili», rischiosi, difficili, e i politici hanno preferito evitarli oppure assecondare e cavalcare le paure e i dubbi ad essi collegati per cercare consenso facile, anziché aprire dibattiti seri ed informati."
Ma secondo me sbaglia, ed è un errore grave, in quest'altro passaggio in cui riconosce il pericolo di:
un concetto di libertà e di diritti civili e individuali che oggi a quanto pare sta diventando sempre più condizionato, limitato non tanto dal rispetto della legge, come dovrebbe essere, ma dalle sensibilità personali.

Che la "sensibilità personale" non possa essere il metro della convivenza di una civiltà moderna, o anche di una civiltà qualsivoglia, è inconfutabile. Ma credo che si sbagli quando individua nel rispetto della legge l'unico limite alla libertà individuale.

E credo che compia due errori in una volta sola:

Il primo è che in Italia viviamo in una situazione di bulimia legislativa per carenza d'alternative: e la conseguenza più grave non è solo o tanto la paralisi del sistema giudiziario, quanto soprattutto quella sensazione di "liberi tutti" ogni volta che non c'è una legge che proibisca specificatamente un certo comportamento, in quella terra di nessuno etica e deontologica che legittima i conflitti d'interesse, l'irresponsabilità e la linea editoriale del TG1.
In questo caso poi l'articolo non parla solo di biotestamento, ma parte invece dal pudore sui baci omosessuali e sul topless in spiaggia, e un anno di discussione legislativa fra Camera e Senato sui centimetri di corpo che sia legittimo baciare in pubblico e la distanza dal capezzolo che permette di definire un seno è uno di quegli spettacoli di cui faremmo volentieri a meno.

Il secondo errore è relativo al contesto specifico: dire che l'unico modo per vietare i baci omosessuali sarebbe un'eventuale legge è il miglior assist possibile a chi vorrebbe proprio una legge del genere, ma si vergogna, comprensibilmente, a parlarne. E se da una parte un divieto del genere avrebbe il merito, nella sua follia, di portare trasparenza, dall'altra bisogna essere consapevoli delle conseguenze se dovesse passare: la legge cambia molto più lentamente della società, per motivi procedurali e perchè si autolegittima.

Ecco, chi, oggi, potrebbe escludere che il Parlamento italiano possa produrre una legge che vieti i  baci omosessuali? Del resto sarebbe un connubio naturale fra i tanti divieti dementi del nostro Paese e quell'omofobia in salsa tricolore che non ci stiamo certo facendo mancare.

Forse il meno peggio è confidare nella società, e lasciare che gli stabilimenti che vietano i topless e i baci omosessuali, col tempo, siano popolati dalle compagne di ramino di Paola Binetti, che leggono Famiglia Cristiana bevendo una cedrata Tassoni.