domenica 24 luglio 2011

Genova 2001

Io non c'ero, in quei giorni, a Genova.
Non c'ero un pò per la pigrizia post-laurea, quel senso di vuoto tra l'ultimo esame e il primo cartellino, e un pò perchè mi ero allontanato dai movimenti e dall'impegno politico, dopo l'abbuffata del liceo che mi avea lasciato tante esperienze e poca voglia.
Però me li ricordo bene come tutti, quei giorni. E mi ricordo una sensazione in particolare, che non avevo mai avuto prima e di cui non avevo mai nemmeno sentito parlare: un senso di colpa civile. E generazionale.
L'idea che avrei dovuto esserci anch'io lì.
Non perchè quel movimento era parte di un percorso che era anche mio fino a qualche tempo prima: da quei percorsi si entra e si esce, e io me ne stavo costruendo un altro. E certo non perchè la mia presenza avrebbe fatto alcuna differenza: non conosco personalmente nessuno che sia finito male in quei giorni, nessuno che avrei potuto proteggere, nessuno che ho lasciato solo.
Avrei dovuto esserci perchè in quel momento, in quel posto, la mia generazione si stava facendo massacrare. Quei manganelli picchiavano su altri come me, che erano nati negli stessi anni, che avevano le stesse facce. Ci sono momenti in cui le cose vanno molto bene o molto male per una generazione, e quei momenti bisogna viverli insieme.
Avrei dovuto esserci e non c'ero proprio negli ultimi giorni in cui ci si sente davvero tutti la stessa cosa: fintanto che si è studenti, e io lo ero ancora per un pelo. Perchè poi si è lavoratori o disoccupati. Impiegati di questo o quel settore. Single. Fidanzati. Mariti. Padri. Perfino da lavoratore precario non mi sentivo parte della generazione co-co-co, e per fortuna non è nemmeno durata a lungo.
Ma studenti lo si è tutti insieme, e le giornate si scandiscono con gli stessi ritmi, ci si ritrova negli stessi posti. In classe. Per strada.
Avrei dovuto esserci, a Genova. E quel senso di colpa generazionale me lo porto appresso da anni. Mi ricordo che nei mesi successivi avevo per la prima volta paura dei poliziotti. Io che non ero mai stato nemmeno fermato, e certo non avevo la faccia o i modi da rivoluzionario. Avevo paura dei poliziotti forse anche per scontare il peso della mia assenza e appropriarmi di un pezzetto di Genova.
Quel senso di colpa l'ho ritrovato negli anni, quando sono saltati fuori i filmati, le testimonianze, i processi. E in questi giorni.
Non so se ci sia un modo di farlo passare, ed eviterei di farmi manganellare tanto per dire che anch'io le ho prese. E forse è meglio che non passi: che gravi su di noi, su tutti quelli che come me dieci anni fa erano una generazione. Così che chi fra noi si troverà sulle poltrone giuste, fra qualche anno, meglio prima che poi, possa spiegare cos'è successo davvero. E perchè.
E chiedere scusa.
A nome dello Stato.

5 commenti:

  1. Avremmo dovuto esserci perché era un dovere civile essere lì a chiedere una rappresentanza diversa per un mondo ormai diverso da quello dei due blocchi in cui eravamo cresciuti; avremmo dovuto esserci per difendere i nostri diritti civili sospesi per la prima volta in questo modo dai tempi dell'ultima guerra.
    Ma non sapevamo nemmeno cos'era, una battaglia: i nonni erano morti e i genitori erano di colpo bambini sperduti, come allora.
    Io ricordo come il senso di uno scoppio di bomba troppo vicino per realizzare subito cosa fosse. Mi ci sono voluti almeno sei anni per uscire dai fumi tossici dei cs e delle strumentalizzazioni, per rimettere insieme i pezzi, per ascoltare, capire e fare i conti con me stessa. Non ho sensi di colpa anche se a Genova c'ero e non ho partecipato. Sono stata presente dopo, ogni giorno, come ho potuto perché ho capito anche cos'è un dovere civico. A scuola ci dicevano che l'uomo non impara dalla storia, e io questa cosa, non voglio che valga per me.

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  2. grazie :) ma niente sensi di colpa. niente 'io c'ero, io non c'ero'. direi che il massimo è: io ci sono. (scrivo anche qui perché ci ho messo un po' ma ho capito adesso che questo è il tuo blog...;)
    albe

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  3. Vero. E spero che ci saremo anche fra qualche anno, e che uno di noi sieda al posto giusto per dire come e' successo, che' il cosa ormai si sa, e per chiedere scusa.

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  4. Bell'auspicio! ma per arrivare a attuare questo in politica, non sarebbe necessario prima un'azione radicale del pianeta intero sull'economia? Perché il movimento chiedeva questo, 10 anni fa.
    Ma stando la situazione attuale come premessa, ad essere molto ottimisti, forse qualcuno di voi al posto giusto potrà arrivare "tutt'al più" a spiegare com'è successo Ustica..

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  5. No, non lo sarebbe.
    Questo non ha a che fare con l'agenda di chi e' sceso in piazza a Genova: ha a che fare con quello che e' successo loro in quella piazza, ed e' in buona sostanza una questione di pubblica sicurezza.
    Poi magari non si riesce, perche' il tempo passa, le testimonianze cambiano, i documenti non ci sono, e cosi' via, ma non serve cambiare il sistema per capire cos'e' successo 10 anni fa. E' per il nostro stesso sistema che quella violenza e' inaccettabile, e che una spiegazione e' necessaria.

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