(Chi non avesse visto l'ultima puntata non si preoccupi, non e' uno spoiler. Ma se siete paranoici, e vi capisco, evitate di leggere oltre.)
La fine e' meravigliosa, e banale. Perche' alla fine era la loro storia: una storia di persone.
Tutto il resto, l'Isola, Dharma, gli orsi polari, non e' che non contassero, come dice qualcuno. Non erano un modo per divagare, tirarla in lungo e coglionare gli spettatori.
Erano il contesto, e qualcosa di piu': senza quel contesto, quello li', non ci sarebbe stata la crescita, la formazione. E Lost e' innanzitutto un romanzo di formazione.
Di persone sole, che si erano perse. E che alla fine si sono ritrovate, insieme.
Cosa rimane dopo The End?
Sicuramente una televisione diversa dal 2004. Lost ne ha rilanciato le ambizioni, e le ha consegnato una parola, "epica", che fino a quel momento era stata patrimonio della letteratura e del cinema.
Ma si tratta solo di questo, di televisione?
Altre serie hanno avuto un impatto ben piu' significativo nel mondo reale: da alcuni anni i procuratori americani si lamentano dell'effetto-CSI, ovvero della renitenza delle giurie popolari a condannare qualcuno in assenza di prove scientifiche schiaccianti; 24 ha giustificato un approccio Cheneyano al terrorismo e ad alcuni temi ad esso collegati, come la tortura, ma ha anche preparato il terreno per l'elezione di un Presidente nero.
Ecco, nonostante questo, nonostante siano state in grado di cambiare qualcosina del mondo fuori dallo scatolotto televisivo, CSI e 24 sono soltanto quello: televisione. Con il proprio spin-off nel mondo dei videogame, e poco altro.
Non hanno un popolo. Lost ce l'ha.
E torniamo a quello: Lost e' una storia di persone.
I Losties, che hanno fatto Lost dentro lo schermo. E noi, che lo abbiamo fatto fuori.
E allora, la riflessione di The End tocca anche a noi: cos'abbiamo imparato da Lost? Cosa ci hanno lasciato quelle ore passate a discuterne, a leggere, a scrivere, a ricostruire, a speculare?
Lost e' stato la nostra isola?
Forse e' stato soprattutto questo. Io credo che sia vero che alcuni elementi di queste sei stagioni non fossero necessari per la salvezza dei Losties.
Ma lo erano per la nostra. Per il nostro romanzo di formazione.
Di noi che siamo spesso soli, e persi. E che abbiamo ricevuto alcuni attimi in cui ci siamo ritrovati. Insieme.
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