venerdì 4 febbraio 2011

Comunque...



Ha fatto piu' danni Mitterand alle campagne elettorali del centrosinistra di qualunque litigio sulle primarie...

(Aka: Chi sa fare, fa. Chi non sa fare insegna copia.)

7 commenti:

  1. Qualche tempo fa ho avuto la ventura di leggere: "José Luís Rodríguez Zapatero: un socialismo gentile", prefazione di Walter Veltroni. Andiamo male se bisogna chiedere permesso.

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  2. Non è questione di permesso. E' che se in mancanza ti idee ti metti a copiare lo slogan di un candidato diverso di un Paese diverso in un'elezione diversa in un momento diverso e speri che se è andata bene a lui magari va bene anche a te (perchè non credo ci sia dietro altra strategia), beh, buona fortuna...

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  3. L'originalità non è patrimonio degli spin doctors italiani, ammesso che ve ne siano. Karl Rove e Axelrod sono stati setacciati senza pudore da entrambi gli schieramenti e con esiti alterni. Specie se di mezzo c'erano Ferrara e Veltroni. Resto però banalmente persuaso che la disparità di tribune a disposizione offuschi la potenzialità del messaggio. Per questo, in condizioni di minor visibilità strutturale, quella di puntare sul 'gentilismo' è una non scelta perdente in partenza. Mai dare l'impressione di vergognarsi di ciò che si è ( o di ciò che si vorrebbe essere...).

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  4. Imparare va bene, ma come a scuola quando si copia senza capire si rischia di fare gli sbagli peggiori. E qui, al di là dei dettagli di esecuzione, io vedo errori strategici da libro scolastico.
    Un posizionamento dev'essere tre cose: credibile, distintivo e rilevante. e "La forza gentile":
    - è credibile per quanto riguarda la gentilezza, ma nè Pisapia nè la sua coalizione possono credibilmente sostenere una promessa di forza
    - è distintivo nella misura in cui è differenziante, dato che la Moratti probabilmente si darà un posizionamento diverso (per quanto "la forza gentile" sia un concetto relativamente più connaturato ad una donna), ma non è riconoscibile: è debole. (Per dirla tutta, fa cascare le braccia, altro che tirarsi su le maniche...)
    - non è rilevante. Ma manco per niente. Nessuno mai è stato eletto sulla base di una piattaforma di gentilezza. Magari ci si può far assumere come Babbo Natale ai grandi magazzini, ma le elezioni, quelle politiche, non le vinci. La pacatezza di Mitterand e a modo suo di Prodi erano una cosa diversa dalla gentilezza. Che è davero perdente in partenza. (A meno che Milano non sia cambiata radicalmente dopo che l'ho lasciata due anni e mezzo fa).

    Qui non si tratta nè di vergognarsi di ciò che si è nè di forzarsi ad essere altro: un candidato ha a disposizione diversi tratti su cui fare leva, dati dalla sua storia personale e dall'opportunità politica. Fra questi, bisogna essere capaci di scegliere quelli più credibili, distintivi e soprattutto rilevanti.
    La "forza gentile" non è niente di tutto questo. E' una scopiazzatura fuori tempo e fuori luogo.

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  5. Vero. Noto ora un altro particolare che mi era sfuggito. La 'x', che certamente vorrà richiamare il segno sulla scheda elettorale, ma in Italia la x è una sola cosa: pareggio. Ancora una volta, la non scelta, il vorrei ma non posso, il 'ma anche'. Che poi è lo stesso portato semantico dell'arancione. Non conosco così bene Milano, ma temo che sia una candidatura che resta a metà del guado, quando forse i tempi sarebbero maturi per tentare una rottura.

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  6. Propongo anche:
    la giustizia sociale garbata

    l'onestà carina

    l'amabile buona amministrazione

    la redistribuzione fiscale cortese

    la ghigliottina benevola

    la rivendicazione elegante

    e altre idiozie del genere, tanto per divertirsi, che vincere non si vince ma almeno ci facciamo due risate.
    Bolla451

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