Chi volesse capire qualcosa di più su ciò che sta succedendo davvero in Giappone, versante nucleare, può leggere i post chiari ed esaustivi di
Amedeo Balbi e
m.fisk
Chi non volesse capirci niente invece può scegliere un qualsiasi quotidiano italiano, a partire da
Repubblica.
Per quanto mi riguarda, penso una cosa molto semplice:
quel che è successo in Giappone non dovrebbe farci cambiare di una virgola la nostra posizione sul nucleare, qualunque essa sia. Quanto meno sul nucleare in Italia.
Le centrali che stanno collassando sono del tipo progettato 50 anni fa e costruito 30 anni fa, e non sono quelle che il governo fa finta di voler autorizzare in Italia. Queste ultime, quelle moderne, stanno reggendo bene.
Come se non bastasse, non è stato il terremoto in sè a causare il collasso, ma la combinazione di terremoto e tsunami: e le probabilità di uno tsunami nel Mediterraneo sono francamente pochine.
Quindi sono d'accordo con
chi dice che c'è poco da strumentalizzare il disastro di Fukushima per alimentare la paura.
Detto questo, resto radicalmente contrario all'idea del nucleare in Italia, come prima e per le stesse ragioni di prima: cioè perchè cosa si fa è solo metà della storia, e chi lo fa è l'altra metà.
In Italia ci sono zone incapaci di gestire la raccolta della spazzatura normale, la criminalità organizzata prende i rifiuti chimici del Nord e li trapianta un pò ovunque al Sud, e la Casa dello Studente dell'Aquila era stata costruita secondo le regole, salvo accartocciarsi per un terremoto non irresistibile.
Le uniche Regioni in cui mi fiderei di far costruire una centrale nucleare sono l'Emilia Romagna e il Trentino-Alto Adige, e hanno già detto che non se ne parla nemmeno. Per il resto, l'Italia non presenta le garanzie minime di affidabilità, ed è questo prima di ogni altra cosa Il Problema.
E l'obiezione per cui se si continua a ragionare così non si combina mai niente è francamente parecchio naif e confonde causa ed effetto:
prima si ricostruisce una cultura di responsabilità e serietà, e
poi si investe sui grandi progetti. E se proprio vogliamo correre qualche rischio per darci l'opportunità di dimostrare che ce la possiamo fare, eviterei di farlo sul nucleare.
Perchè è vero che un bambino non cresce se non comincia ad interagire con l'ambiente: ma non è che per questo gli do in mano un'Audi R8 e un lanciafiamme.
Purtroppo l'Italia è regredita ad uno stadio infantile. E per questo le mie due parole sul nucleare post-Fukushima sono: come prima.
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