venerdì 11 marzo 2011

Pst, capo... lo vuoi un iPhone a 50 euri?

Dopo la riforma della scuola, il governo si è reso conto che ormai siamo entrati nel 2011 e che le cose non stanno andando molto bene, ed ha tirato fuori la riforma della Giustizia. Una riforma che sta generando un numero incredibile di reazioni e discussioni, anche intelligenti (Costa e, per una volta, Facci, sul Post).
Un numero incredibile non in sè, perchè si tratta pur sempre di giustizia, cioè il passatempo preferito della Seconda Repubblica. Incredibile perchè stiamo discutendo del nulla.


  1. La riforma Alfano è stata introdotta al solo scopo di sviare l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica dai temi che stanno mettendo in difficoltà il governo (lavoro e festini) e di far scoppiare delle contraddizioni all'interno dell'opposizione, in particolare fra il PD ed una bella fetta dei propri elettori. Non che sia un meccanismo nuovo: dalla Bicamerale alla riforma dell'art. 41 (e all'esistenza stessa di Sacconi), è un'evergreen del centrodestra. La vera novità sta nel fatto che forse questa volta il PD non ci casca. (Almeno finchè Veltroni sarà distratto da altre questioni...). E d'altronde si può mai pensare che una maggioranza che riesce appena a far passare, a stento e azzoppandola, una riforma ordinaria dell'università, che non è esattamente in cima alla lista delle preoccupazioni dei parlamentari italiani, sia davvero convinta di poter far passare una riforma costituzionale della giustizia? Che se anche ce lo fossimo dimenticati, il 14 dicembre è servito a ricordarci che quelli che non sanno fare la conta dei voti in Parlamento sono gli altri...
  2. Se anche volessimo prendere questa proposta sul serio, non potremmo, come vogliono fare certe anime un pò idealiste e un pò naif, limitarci alle considerazioni di merito. E' una riforma che esce dal Consiglio dei Ministri presieduto da Berlusconi, e che è stata presentata da Berlusconi: lo stesso che ha ripetutamente definito i magistrati dei pazzi golpisti e un cancro da estirpare. E considerato che, come tutte le riforme, verrà integrata e definita da leggi e regolamenti attuativi decisi da maggioranza e governo, l'unico modo per valutarla "a prescindere da Berlusconi" sarebbe che lui stesso lasciasse gli incarichi di governo e di partito. E non mi sembra che possa accadere a breve.
Finchè la riforma della giustizia sarà portata avanti da Berlusconi, aprirsi a discussioni di merito sarà come se, di fronte al tizio che ci si avvicina fuori dall'Autogrill e ci offre un iPhone a 50 Euro, ci mettessimo a chiedergli informazioni sulla batteria e la memoria. Magari abbiamo davvero bisogno di un telefonino nuovo, ma non sarà certo quel tizio a darcelo. La figura dei fessi l'abbiamo già fatta con la Bicamerale, e ci basta.

La credibilità è la risorsa più importante per un politico, anche più del consenso, e purtroppo la sua Berlusconi se l'è giocata, soprattutto sulla giustizia. Il fatto che sia stato comunque eletto premier non elimina il problema: rende solo più difficile la sua soluzione.


P.S. Ci terrei a dire che quella volta, all'Autogrill, non sono stato io ad essere rimasto fregato.

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