mercoledì 16 marzo 2011

Due parole sul nucleare

Chi volesse capire qualcosa di più su ciò che sta succedendo davvero in Giappone, versante nucleare, può leggere i post chiari ed esaustivi di Amedeo Balbi e m.fisk 
Chi non volesse capirci niente invece può scegliere un qualsiasi quotidiano italiano, a partire da Repubblica.

Per quanto mi riguarda, penso una cosa molto semplice: quel che è successo in Giappone non dovrebbe farci cambiare di una virgola la nostra posizione sul nucleare, qualunque essa sia. Quanto meno sul nucleare in Italia.

Le centrali che stanno collassando sono del tipo progettato 50 anni fa e costruito 30 anni fa, e non sono quelle che il governo fa finta di voler autorizzare in Italia. Queste ultime, quelle moderne, stanno reggendo bene.
Come se non bastasse, non è stato il terremoto in sè a causare il collasso, ma la combinazione di terremoto e tsunami: e le probabilità di uno tsunami nel Mediterraneo sono francamente pochine.
Quindi sono d'accordo con chi dice che c'è poco da strumentalizzare il disastro di Fukushima per alimentare la paura.

Detto questo, resto radicalmente contrario all'idea del nucleare in Italia, come prima e per le stesse ragioni di prima: cioè perchè cosa si fa è solo metà della storia, e chi lo fa è l'altra metà.
In Italia ci sono zone incapaci di gestire la raccolta della spazzatura normale, la criminalità organizzata prende i rifiuti chimici del Nord e li trapianta un pò ovunque al Sud, e la Casa dello Studente dell'Aquila era stata costruita secondo le regole, salvo accartocciarsi per un terremoto non irresistibile.
Le uniche Regioni in cui mi fiderei di far costruire una centrale nucleare sono l'Emilia Romagna e il Trentino-Alto Adige, e hanno già detto che non se ne parla nemmeno. Per il resto, l'Italia non presenta le garanzie minime di affidabilità, ed è questo prima di ogni altra cosa Il Problema.

E l'obiezione per cui se si continua a ragionare così non si combina mai niente è francamente parecchio naif e confonde causa ed effetto: prima si ricostruisce una cultura di responsabilità e serietà, e poi si investe sui grandi progetti. E se proprio vogliamo correre qualche rischio per darci l'opportunità di dimostrare che ce la possiamo fare, eviterei di farlo sul nucleare.
Perchè è vero che un bambino non cresce se non comincia ad interagire con l'ambiente: ma non è che per questo gli do in mano un'Audi R8 e un lanciafiamme.

Purtroppo l'Italia è regredita ad uno stadio infantile. E per questo le mie due parole sul nucleare post-Fukushima sono: come prima.


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5 commenti:

  1. mi rendo conto che di motivi di sfiducia per gli italiani ce ne siano tanti. concordo sul fatto che l'idea di comprare centrali di seconda mano dalla francia sia ridicola, e che la prestigiacomo e i suoi colleghi non siano credibili quando parlano di nucleare. ma del resto non lo sono nemmeno beppe grillo e di pietro.
    trovo molto pericoloso affidare a un referendum la scelta di rinunciare all'energia nucleare in questo paese, perchè non vuol dire solo rinunciare alle centrali francesi di seconda mano, a un nucleare di 3 generazione (che si è dimostrato comunque sicuro, come hai notato anche tu), fare un dispetto a Berlusconi e alla sua cricca. votare si a questo referendum significa privare il nostro paese dell'opportunità di sviluppare nuove tecnologie, di costruire centrali di 4 generazione che si, saranno disponibili fra 20-30-40 anni, io fra 40 anni sarò anziana ma spero di esserci ancora, i miei figli saranno ancora giovani e chissà ci saranno i miei nipoti. insomma dovremmo essere un pò più lungimiranti, credere meno alla disinformazione che si sente in questi giorni, e lasciare da parte le ideologie. per fare un dispetto a Berlusconi faremo un dispetto a tutto il paese.

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  2. Hai ragione, difatti qui non si tratta di fare un dispetto a Berlusconi, ma solo di evitare di mettere un lanciarazzi in mano Bart Simpson.

    Per il resto, questo referendum (cosi' come molti altri) in un mondo ideale me lo risparmierei, ma c'e', e tocca schierarsi. Comunque non stare a preoccuparti troppo: molti referendum non hanno conseguenze oltre il breve periodo, e per certi temi e' giusto che sia cosi'.

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  3. Sono stata buona e zitta qualche mese, aspettando di vedere se arrivava un qualche commento sensato e documentato su come trattare le scorie. Lo so che era troppo, ma magari mi aspettavo addirittura l'ammissione che il nucleare civile com'è adesso è solo un sottoprodotto di quello militare.
    Oggi però non mi importa più e sono incredibilmente felice che dobbiate adeguarvi per almeno altri 40 anni alla decisione di gente più lungimirante di voi.

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  4. Ma dobbiate chi? Io sono il primo a fare la ola per com'è andato il referendum, proprio per i motivi scritti là sopra. Ero contrario prima di Fukushima, sono rimasto contrario dopo.

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  5. Ovviamente gli altri: gli anziani che sperano di esserci ancora con i loro figli, nipoti, ecc. e chensono un plurale. Sono molto felice anche per loro!

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