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All together
Sono passati alcuni giorni dal primo dibattito televisivo fra i candidati alle politiche inglesi (primo di una serie di tre, ma anche primo di sempre), e qui qualcuno inizia a preoccuparsi.
Una settimana fa le previsioni oscillavano fra una piena vittoria di Cameron ed una mezza vittoria sempre di Cameron, che gli avrebbe consegnato la maggioranza dei voti ma non dei seggi.
L'ottima prestazione di Clegg sembra essersi tradotta in intenzioni di voto (a dispetto di quanto pensassi), e questo potrebbe riaprire i giochi.
Da qui al 6 Maggio c'e' ancora tempo (ma neanche tanto rispetto alle nostre campagne elettorali infinite) ed il consenso per i Lib-Dem puo' dimostrarsi solo una breve bolla mediatica, ma l'impressione e' che i Tories si siano trovati una bella gatta da pelare, ed il Labour sia al momento un po' confuso: Cameron e' costretto infatti ad attaccare Clegg che lo ha scavalcato sul versante del cambiamento, e questo da una parte gli sottrae energie che avrebbe altrimenti investito contro il Labour e dall'altra gli rende piu' difficile conservare il profilo da primo ministro in pectore; Brown e' ben contento di questo, ma sa anche che i Lib-Dem rischiano di sottrargli voti preziosi nei collegi in bilico, e quindi non gli resta che sperare che Cameron si logori in uno scontro con Clegg, per poi coglierne i frutti.
Il prossimo dibattito, dedicato alla politica estera, sara' il primo banco di prova delle ambizioni dei tre, e per una bella coincidenza stavolta la posizione centrale e' destinata proprio a Clegg. Con ogni probabilita' si trovera' sotto il fuoco incrociato di Cameron e Brown, che lo accuseranno di essere troppo europeista e di manica larga verso l'immigrazione. Un atteggiamento di questo tipo fornirebbe pero' a Clegg due vantaggi: da una parte gli conferirebbe ulteriore centralita' nel dibattito, cosa finora impensabile per un candidato Lib-Dem; dall'altra gli permetterebbe di far emergere le contraddizioni di Tories e Labour proprio su questi due temi, a cui opporre la trasparenza delle posizioni liberal-democratiche, come ha gia' fatto nel primo dibattito sui temi di politica economica.
Insomma, una campagna elettorale che si annunciava scontata e noiosa tutt'a un tratto si e' inventata dei fuochi d'artificio che potrebbero mettere in crisi lo storico modello bipolare di Westminster, e anche a sinistra c'e' chi fa il tifo per il terzo incomodo. O meglio, per il modo in cui la sua presenza potrebbe mettere sul tavolo argomenti che Tories e Labour hanno rinunciato da tempo ad affrontare con chiarezza, a partire dalla politica europea.
Se vi suona familiare, date un colpo di telefono a Casini.
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