venerdì 16 aprile 2010

Oltremanica il terzo gode



Per chi se lo fosse perso (immagino tutti), ieri sera c'e' stato il primo dibattito fra Brown (Labour), Cameron (Tories) e Clegg (Lib-Dem).

Le mie impressioni al termine erano queste, e mi sembrano confermate dalle analisi di oggi:


  1. Un dibattito cosi' in Italia ce lo scordiamo: niente urla e accuse di comunismo, botta e risposta frenetico (anche troppo) che permetteva agli avversari di replicare e scoprire i bluff, discussioni di merito con consapevolezza di dati e tendenze e cinque minuti di discussione sul cancro senza che a nessuno sia venuto in mente di promettere la cura entro il 2013. Ma che ve lo dico a fare?
  2. Detto questo, tutto il mondo e' Paese e i livelli di gradimento piu' alti, certificati con campione e manopolona, sono arrivati quando si parlava di limiti all'imigrazione e lotta alla piccola criminalita'.
  3. Nel merito, il dibattito mi e' sembrato poco ispirato, piu' da elezioni municipali che politiche. Credo dipenda da motivi in parte struttuali (un senso di umilta' che permea tutta la politica inglese) e in parte contestuali (lo scandalo dei rimborsi spese ha affossato la credibilita' del Parlamento, e la crisi non ha aiutato), ma non si e' vista una visione progettuale per il Regno Unito
  4. Quello che piu' mi ha deluso, proprio per questo motivo, e' stato Cameron. E' arrivato al dibattito in testa ai sondaggi, sull'ondra una posizione di forza maturata ormai da mesi se non anni, e mi aspettavo che approfittasse dell'occasione per comportarsi da leader e marcare una differenza con gli altri candidati: invece si e' fatto trascinare nella frenesia e nelle contrapposizioni del dibattito, senza riuscire a dare spazio alla propria visione del futuro, che aveva argomentato molto bene in altre occasioni.
  5. Brown  ha preso meno schiaffi di quanto si temesse: e' noioso e sembra spesso sulla difensiva, ma e' riuscito a rivendicare alcuni risultati per il suo governo, e soprattutto e' stato in grado di spostare continuamente il dibattito sull'economia e sulla necessita' di continuare a sostenere l'economia, un punto chiave cui Cameron non e' riuscito ad opporre la propria visione.
  6. Alla fine, paradossalmente quello che mi ha convinto di piu' e' stato Clegg. Finora pressoche' sconosciuto, con la faccia di quello da cui non compreresti mai un'auto usata (avete presente Sberla dell'A-team?) e la tendenza a cadere nella retorica populista degli sprechi e della burocrazia, si e' anche dimostrato l'unico capace di adottare una retorica da leader: ha sottolineato gli errori degli altri partiti ma ha saputo andare oltre e parlare delle responsabilita' di tutta la politica; ha insistito sulla necessita' di fare le riforme, e non limitarsi a parlarne; soprattutto, ha offerto e pretesto onesta' con gli elettori. C'e' la crisi, i soldi sono pochi, non si puo' promettere granche'. Quel che ha promesso l'ha sostanziato specificando ammontare e origine dei fondi. Una strategia che forse in Italia non paga (e anche questo e' da dimostrare), ma che gli inglesi sanno apprezzare.
Oggi il Guardian conferma queste impressioni, con un sondaggio post-dibattito in cui Clegg, col 61% del consenso, schiaccia Cameron (22%) e Brown (17%).
Poi questo significa poco, perche' l'apprezzamento per la performance in un dibattito non si traduce necessariamente in intenzione di voto, soprattutto nel caso di forze terze, ma i Lib-Dem hanno fatto bel passo avanti in un percorso di piena legittimazione, approfittando al massimo della prima volta in cui hanno avuto la possibilita' di giocare alla pari con Labour e Tories.

Poi concordo che Blair se li sarebbe mangiati a colazione, con una mano dietro la schiena e Bush che gli fa il solletico.

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